Da icribis.com
Adottare politiche sostenibili è oggi prerogativa di ogni impresa. Ma cosa si intende per sostenibilità aziendale, e a che punto sono le imprese italiane?
Parlando di sviluppo, il principio guida nelle scelte aziendali non può che essere la sostenibilità. Senza il rispetto per il pianeta, per le sue risorse (limitate) e per le generazioni che verranno non è infatti possibile immaginare un domani sostenibile. In questo scenario, anche le imprese sono chiamate a fare la loro parte e ad adottare comportamenti aziendali responsabili e sostenibili, in linea con i principi ESG. La sensibilità in questo senso sta infatti di anno in anno crescendo, e la sostenibilità aziendale sta diventando sempre di più un tema impossibile da ignorare. Del resto, la strada è tracciata dell’Agenda 2030 e i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs). Le aziende, assieme a Stati, governi e cittadini, sono chiamate a fare la propria parte. Il PNRR stesso va in questa direzione: alla rivoluzione verde e transizione ecologica sono stati infatti devoluti 59,47 miliardi (il 37% dei fondi totali).
Cosa si intende per “sostenibilità aziendale”?
Per sostenibilità aziendale si intende l’impegno concreto di un’azienda nel dar vita a un modello di business che non solo permetta il sostentamento dell’impresa a lungo termine, ma che sia anche attento all’ambiente, al benessere sociale e a una governance equa e lungimirante.
Un concetto che trova il proprio culmine nell’espressione Responsabilità Sociale d’Impresa (o Corporate Social Responsibility, CSR), introdotta dalla Commissione UE nel Libro Verde del 2001, nel quale la CSR viene definita come “l’integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate”.
L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, del resto, segna un percorso imprescindibile a cui le istituzioni, le organizzazioni, gli individui e dunque anche le aziende sono chiamate a dare il proprio contributo.
I principi della sostenibilità aziendale: i criteri ESG
I parametri che un’azienda deve tenere in considerazione per realizzare strategie sostenibili sono racchiusi nell’acronimo ESG (Environmental, Social and Governance). Per sostenibilità aziendale non si intende infatti solo lo sforzo per salvaguardare l’ambiente, ma anche la capacità di operare tenendo in considerazione altre variabili come il contesto sociale in cui l’azienda opera e le persone che lavorano nell’impresa.
a. Sostenibilità ambientale
Il concetto di sostenibilità ambientale aziendale si basa sui criteri “Environmental”, i quali prendono in considerazione il modo in cui un’azienda contribuisce alle sfide ambientali e al contrasto del cambiamento climatico. Un’azienda sostenibile è infatti in primo luogo un’azienda rispettosa dell’ambiente, il che si traduce, per esempio, in azioni virtuose volte a:
- ridurre le emissioni inquinanti;
- utilizzare le energie rinnovabili;
- diminuire l’impatto ambientale;
- contenere il consumo di acqua (e delle altre risorse del Pianeta);
- smaltire attentamente i rifiuti;
- adottare soluzioni di economia circolare.
b. Sostenibilità sociale
Il concetto di sostenibilità sociale aziendale è fondato sui criteri “Social”, che hanno a che vedere con il modo in cui l’impresa si relaziona con il tessuto sociale in cui opera. L’obiettivo è quello di adottare un modello di sviluppo aziendale che abbia un impatto positivo sulla collettività. Ecco allora che un’impresa attenta alla sostenibilità sociale avrà a cuore temi quali:
- la sicurezza sul lavoro;
- i diritti dei lavoratori;
- l’uguaglianza e la giustizia sociale;
- il benessere e l’inclusione delle persone che lavorano in azienda.
c. Sostenibilità economica
Con sostenibilità economica aziendale si fa riferimento ai criteri di “Governance”, i quali analizzano il modo in cui un’azienda è amministrata e all’etica delle decisioni prese. Un’impresa sostenibile è infatti un’impresa in grado di produrre valore per la collettività, per l’organizzazione e per tutti gli stakeholder interessati dall’attività dell’azienda, agendo con l’obiettivo di produrre profitti in modo etico. Per raggiungere questo scopo, un’azienda sostenibile:
- investe in innovazione, tecnologia, digitalizzazione e ricerca;
- paga adeguatamente il personale e i fornitori;
- ha una politica di prezzi equa;
- privilegia materie prime certificate e del territorio;
- contribuisce allo sviluppo dell’economia locale;
- realizza prodotti e servizi utili e in grado di migliorare la vita dei consumatori.
Perché la sostenibilità aziendale è importante?
Dimostrare di essere un’azienda orientata alla sostenibilità significa anche aver accesso a finanziamenti pubblici agevolati e dedicati, oltre ad avere una maggiore probabilità di ottenere investimenti privati.
Sono infatti sempre più numerosi i fondi di investimento che concentrano i propri investimenti sulle imprese attente ai criteri ESG. Non solo, nel tempo è cresciuto anche il numero dei consumatori attenti all’ambiente e che nelle loro scelte di acquisto privilegiano aziende, prodotti e servizi che sposano la loro filosofia green. Si pensi infatti che in base ai dati di GfK Sustainability (ricerca Who cares, Who does) il 34% degli italiani dichiara di essere disposto a cambiare le proprie abitudini se questo serve per migliorare l’impatto ambientale.
Gli sforzi dell’UE nel sensibilizzare le aziende al rispetto dell’ambiente e dei diritti umani sono incessanti, nonostante la pandemia e la guerra russo-ucraina abbiano reso ancora più complicato raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile.
Fra le ultime iniziative, merita di essere ricordata la proposta di Direttiva sulla due diligence di sostenibilità aziendale presentata dalla Commissione a febbraio 2022 che impone un dovere di due diligence per le grandi aziende (con oltre 500 dipendenti e un fatturato netto di oltre 150 milioni di euro), al fine di promuovere comportamenti aziendali sostenibili e responsabili lungo l’intera supply chain. La proposta prevede l’introduzione dell’obbligo per le aziende di esercitare la dovuta diligenza allo scopo di individuare, prevenire, attenuare e tenere conto di danni esterni derivanti da impatti negativi sui diritti umani e sull’ambiente non solo nelle proprie operazioni, ma anche in quelle delle controllate e della catena del valore globale, con l’obbligo di porre fine alle situazioni che generino impatti negativi.
L’approvazione di questa proposta di direttiva rappresenta un altro passo in avanti verso una maggiore responsabilità di impresa.
Comunicare la sostenibilità aziendale nella rendicontazione
Per incentivare l’attenzione alla sostenibilità, il legislatore ha previsto l’obbligo per alcune specifiche aziende di redigere la dichiarazione non finanziaria, in cui vengono elencate e misurate le azioni messe in atto per una crescita sostenibile e in accordo con i criteri ESG, ma anche le imprese che non sono obbligate a pubblicare la rendicontazione non finanziaria hanno tutto l’interesse a comunicare il proprio impegno per uno sviluppo sostenibile attraverso la diffusione volontaria di un bilancio di sostenibilità.
Rispettare i criteri ESG, infatti, per un’azienda non vuole soltanto dire fare la propria parte per uno sviluppo sostenibile, ma anche attrarre investitori e accedere a finanziamenti agevolati, a tutto vantaggio della possibilità di crescita e sviluppo dell’azienda stessa.
Non è infatti un caso che sempre più gestori di fondi orientino i loro investimenti verso quelle imprese che dimostrino un reale impegno verso la sostenibilità aziendale. Ecco perché rendicontare, misurare e comunicare questo impegno diventa un tema di grande attualità.
Nel preparare la documentazione non finanziaria, le imprese si possono rifare a criteri standard nazionali o internazionali come quelli identificati dal Global Reporting Initiative (GRI), un ente internazionale senza scopo di lucro istituito proprio per definire gli standard di rendicontazione della performance di qualunque organizzazione.
Gli standard GRI sono infatti organizzati in quattro serie che rispecchiano la suddivisione dei fattori ESG (ambientali, sociali e di gestione) a cui si aggiungono alcuni standard di livello più alto per la misurazione della sostenibilità aziendale in senso univerale.
Quanto è diffusa la sostenibilità aziendale in Italia?
Alla luce di quanto detto, non sorprende che sempre più imprese, anche se non obbligate, adottino piani industriali che prevedano azioni e obiettivi che tengano conto dei criteri ESG. Del resto, oggi per un’azienda essere sostenibile vuole anche dire essere più competitiva nel medio-lungo periodo.
In Italia sono sempre più numerose le aziende che decidono di integrare i criteri ESG nel proprio modello di business, anche se molto resta ancora da fare: il report EY “Seize the Change Futuri Sostenibili”, condotto su un campione di oltre 300 aziende italiane appartenenti a diversi settori, ha messo in evidenza come il 69% delle imprese interpellate abbia sviluppato negli ultimi anni un piano di sostenibilità aziendale e nel 44% dei casi (il 6% in più rispetto al 2019) fissato un vero e proprio piano strategico con obiettivi quantitativi. Solo il 35% delle aziende ha però definito le tempistiche per il raggiungimento degli obiettivi. Delle imprese che ancora non hanno un piano di sostenibilità, il 15% dichiara di prevederne lo sviluppo in futuro.
Per cercare di spronare le imprese italiane all’adozione di pratiche aziendali sostenibili, il 37% dei fondi del PNRR è stato destinato alla rivoluzione verde e alla transizione ecologica, andando così a supportare il tessuto imprenditoriale nell’attuazione di politiche attente alla sostenibilità aziendale.
Sviluppo sostenibile e transizione ecologica: sfide e prospettive
Le aziende stanno dunque cercando di fare la propria parte, anche se raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile previsti dall’Agenda 2030 impone uno sforzo collettivo considerevole. Il conflitto in Ucraina, con la graduale riduzione del ricorso a gas e petrolio russo e la conseguente necessità per molti Paesi, fra cui l’Italia (fortemente dipendente dal punto di vista energetico dalla Russia), di trovare alternative energetiche, sta rallentando il processo di sostenibilità aziendale. Al tempo stesso però impone l’urgenza di accelerare la conversione verso fonti rinnovabili o di orientarsi verso una produzione più sostenibile e pulita di gas e petrolio. L’impennata dei prezzi delle materie prime ha inoltre reso evidente come l’economia circolare, che permette di ridurre il fabbisogno di materie prime primarie in favore di quelle secondarie, sia un tema profondamente strategico ai fini della transizione ecologica.